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Pagnotta di farina di kamut ai tre pepi



Da mesi sono in possesso di questa strana farina, dalle mille virtù ma ancora poco conosciuta, senza sapere come impiegarla… Farci la pasta frolla? Oppure dei muffins? O dei pancakes?
Sìsì, possibile, ma per una volta ho voluto provarla per un classicissimo pane, così mi sono fiondata in rete, trovando questa bella ricetta, semplice semplice e resa particolare dal mix di pepi, che gli conferisce un aroma, neanche a dirlo, fantastico!

Io l’ho provato con: salame spagnolo, prosciutto crudo, stracchino e brie, ma avrei tanto voluto mangiarlo con una bella fiorentina alla griglia, sarebbe stato il massimo!

Insomma provatelo, è davvero facile e vi troverete in casa un pane fragrante, morbido e che si mantiene fino a 4 giorni bello fresco!

Cos’è il kamut?

La farina di kamut è una varietà del grano duro con la particolarità di essere molto ricca di proteine e di selenio (che combatte i radicali liberi!). Ha una storia molto antica, che risale fino agli Egizi (grandi coltivatori di questo cereale), ai quali deve il suo nome: il lingua egizia infatti ka’ moet significherebbe “anima della terra”.
Ha un sapore piuttosto delicato, tendente al dolce, leggermente diverso dal grano duro convenzionale , che ricorda il burro e la nocciola; conferisce una consistenza particolarmente morbida al pane, senza renderlo gommoso e indigesto, anzi proprio per l’elevata quantità di vitamine e minerali è considerata una farina ad alta digeribilità! Insomma un vero e proprio portento, da provare, provare e riprovare!

Ingredienti (con piccole variazioni da quella di FrancescaV):

500 g di farina di kamut bio
200 ml di acqua tiepida (più ½ bicchiere per sciogliere il lievito)
25 g di lievito di birra
1 cucchiaino di miele
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di mix di pepi (io l’ho preparato nel mortaio, pestando pepe nero, bianco e rosa in grani)

I. Sciogliete il lievito nel bicchiere d’acqua con il miele; in una ciotola setacciate la farina, aggiungete il sale, fate un cratere al centro e versateci il lievito sciolto, mescolate e a poco a poco unite tutta l’acqua.

II. Impastate bene su un piano da lavoro finché non otterrete una palla liscia e bella elastica (per circa 10 minuti). Mettetela in una ciotola, copritela con un panno pulito e lasciate lievitare (mi raccomando non al freddo!) fino al raddoppio (ci vuole parecchio tempo, io l’ho lasciata 3 ore e ½!).

III. Riprendete l’impasto lievitato, sgonfiatelo, rilavoratelo per qualche minuto, incorporando il mix di pepi, distribuendolo in modo omogeneo. Formate una pagnotta (o dei piccoli panini, o quello che preferite), mettetela su una teglia con carta da forno, incidetela per obliquo, coprite di nuovo con un panno e lasciate riposare per ½ ora. Nel frattempo accendete il forno a 220°.

IV. Infornate e cuocete per 10-15 minuti (si formerà subito una bella crosticina dorata), poi abbassate la temperatura a 180° e cuocete per altri 30 minuti.

Oeufs au lait à la fraise (il dolcino eclettico, polimorfo, democratico e personalizzabile!)



Ecco un dolce al cucchiaio leggero, fresco e davvero gustoso!
Inoltre è di una semplicità disarmante: in pratica non è altro che una crema cotta arricchita con tanti pezzetti di buone e succose fragole!

La ricetta proviene da qui, dunque è una garanzia di perfetta riuscita; mi ha subito colpito il nome, dal gusto un po’ naif, non trovate? E poi avevo giusto in casa delle belle fragoline piccole, non quei mostri transgenici che si trovano al supermercato!

Ho preparato questo dolcetto in un baleno ed è stato vivamente apprezzato, quindi da replicare di certo! Unico accorgimento: consumatelo ben freddo!



Ingredienti (per una quindicina circa di pirottini di alluminio usa e getta)

6 uova
1 l di latte
125 g di zucchero semolato
la scorza di 1 limone
da 15 a 20 fragole piccole, oppure una decina di quelle grandi

I. Accendete il forno a 150° e sistemate i pirottini in una grossa teglia che li possa contenere tutti; mettete il latte a scaldare; lavate le fragole, mondatele e tagliatele in quattro (se sono piccole) o a cubetti (se sono grandi); sistematene un po’ sul fondo di ogni pirottino.

II. Sbattete le uova con lo zucchero e la scorza di limone, senza montarle; quando il latte avrà spiccato un leggerissimo bollore toglietelo subito dal fuoco e versatelo sulle uova, mescolando.

III. Versate il composto nei pirottini e riempite per metà la teglia che li contiene con dell’acqua bollente, per la cottura a bagnomaria; infornate per 45 minuti; appena sfornati lasciateli raffreddare a temperatura ambiente, poi trasferiteli in frigo e consumateli fredde!



Note e consigli:

- questo dolce è perfetto anche per chi è intollerante al glutine, dato che non contiene farine! (da qui democratico!)

- io ne ho fatti alcuni anche senza fragole, così semplici e sono andati a ruba! Credo che si potrebbe provare a sostituire le fragole con lamponi, mirtilli, more, ciliegie, pesche… insomma con della frutta che sia abbastanza succosa! ( da qui eclettico e personalizzabile!)

- la base è una “normalissima” crema inglese, fatta con le uova intere anziché solo i tuorli ! Una volta incorporato il latte caldo alle uova e lo zucchero, se riversate il composto nella pentola e lo rimettete sul fuoco, vedrete che dopo un po’ si addenserà (ovviamente mescolate di continuo eh!) ed avrete così ottenuto una crema davvero vellutata e molto buona! Io l’ho già preparata, mi ha soddisfatto ed è una buona idea quando non volete sprecare gli albumi! (da qui polimorfo!)

Frullato di ananas fragole e basilico



Impazza ormai da parecchio tempo sui vari foodblogs l'abbinamento fragola + basilico...

Certo i colori son belli insieme, ma il sapore? Mi intriga... sìsì, lo faccio.

Le dosi sono arbitrarie: io ho semplicemente frullato con il minipimer 3 fette di ananas fresco con una decina di fragole e 2 foglioline di basilico. Se occorre si aggiunge un po' d'acqua o qualche cubetto di ghiaccio.

Il risultato è strepitoso, sono rimasta folgorata: una delle bevande più fresche e dissetanti che abbia mai gustato! I sapori si sposano davvero a meraviglia. Credo che diventerà il frullato protagonista della mia afosafosafosafosa estate. Provatelo!

Ps_ quando mio padre l'ha assaggiato, la reazione è stata: "Ma che è? Pesto?"..... ahhhhhhhh il gap generazionale!

Marmellata di arance (con il Nonno Nilo!)



La marmellata di arance è il mio feticcio, e tra tutte le varie confetture, composte etc si piazza decisamente al primo posto… ovviamente deve contenere le scorzette, sennò che marmellata sarebbe? Dev’essere del colore del sole e soprattutto deve profumare di buono, di genuino, di nettare prelibato.

Qui a casa mia invece proprio non piace a nessuno, tutti la snobbano giudicandola troppo amara, preferendo stucchevoli fichi, fragole e albicocche…
Per me è praticamente diventata un miraggio, una cosa preziosa poiché rara.

Fin da piccola però ho potuto gustarla, anzi proprio grazie a lui l’ho assaggiata per la prima volta, a casa del mio nonno: Nilo.
E’ stato lui a spalmarmi squisiti biscotti secchi con un sottile velo di finissima marmellata bionda, piena di scorzette, dopo pranzo; è stato lui a prepararmi deliziose cremine di ricotta (o mascarpone!) e marmellata per merenda!

E proprio insieme a lui, in un freddo pomeriggio di fine Febbraio, ho preparato la mia prima marmellata, che è risultata davvero buona, profumatissima e ahimè troppo poca per saziare la mia (nostra!) voglia!

Prima di lasciarvi la ricetta vi riporto un dialogo di quel pomeriggio:

Carlotta: << ok, allora adesso va lasciata cuocere, mescolando per non farla attaccare…>>

nonno Nilo: << sì sì mescoliamo…>>

nonna Annetta: << state usando un fornello troppo grosso, si attacca così! Usate quello più piccolo!>>

Carlotta: << Macché nonna! Tranquilla!>>

nonno Nilo: << Annetta….>>

nonna Annetta: << Vi dico che si attacca… Io lo so no? L’ho già fatta!>>

Carlotta: << No che non si attacca… mescoliamo di continuo!>>

nonno Nilo: << Annetta…>>

nonna Annetta: << Cambiate fornello!>>

Carlotta: << No, non si attacca, vedrai!>>

nonno Nilo: << ANNETTA!! Via, io vado di là a fumare una sigaretta.>>

nonna Annetta (aspettando che il nonno se ne sia andato): << dammi qua (prendendo la pentola e spostandola sul fornello più piccolo)… Ecco, così!>>

MAI contraddire la cuoca di casa. La marmellata non si è attaccata! Quindi grazie anche alla nonna per il prezioso contributo!

Ingredienti

2 kg di arance non trattate (bionde o sanguigne, decidete voi!)
zucchero in quantità pari al peso delle arance sbucciate

La sera prima: lavate le arance, e bucherellatele con una forchetta; mettete in una bacinella e riempite d’acqua. Lasciate così per 12 h. Questo procedimento serve per far staccare la buccia dal frutto, in modo che sarà molto più facile e veloce sbucciarli!

La mattina dopo:

I. Asciugate le arance, sbucciatele conservando la buccia di 3 frutti e raschiate con un coltello la pellicina bianca (altrimenti risulterà troppo amara!). Preparate dei vasetti sterilizzati (minimo 6) a portata di mano, un mestolo per riempirli di marmellata e un canovaccio umido per pulire eventuali sbavature sui bordi dei vasetti.


II. Mettete un pentolino con dell’acqua sul fuoco; prendete la buccia delle 3 arance, eliminate la parte bianca, tagliatele a listarelle sottili e – quando l’acqua bolle – immergetele per 4 minuti; scolate e tenete da parte.



III. Pesate le arance e calcolate lo stesso peso di zucchero semolato; affettatele e togliete i semi; mettetele in una pentola capiente con lo zucchero e portate ad ebollizione, a fuoco lento (NB: non aggiungete acqua!).



IV. Lasciate cuocere per una mezz’oretta/ 40 minuti o finché lo zucchero non comincerà ad addensarsi, prendendo la consistenza di uno sciroppo denso.

V. A questo punto unite le scorzette e fate cuocere altri 2 o 3 minuti. Spengete e riempite subito i vasetti avendo cura di pulire bene i bordi; chiudete immediatamente e con forza e capovolgeteli fino a che non si saranno raffreddati. Conservate al buio.





NB: la quantità di marmellata che otterrete varia dal tipo dia arance, dalla loro succosità, dimensione etc. Noi abbiamo riempito 5 barattoli come quelli che vedete in foto (il tappo ha il diametro di 7 cm)

CONSIGLI UTILI: La marmellata di arance è perfetta per crostate, biscotti ripieni o torte soffici farcite; a me piace spalmarla sul pane nero tostato, è ottima! Oppure provatela con la ricotta o il mascarpone (nonno docet!), fantastica!

Se volete che si mantenga di più nel tempo, pastorizzatela: Una volta raffreddata nei vasetti capovolti, sistemateli tutti in un pentolone, coprite con acqua e portate ad ebollizione, lasciando bollire per 20-30 minuti; spegnete il fuoco e lasciateli immersi fino a che l'acqua non si sarà freddata bene. Questo metodo di conservazione distrugge buona parte dei germi e crea un vuoto all'interno del vasetto assicurandone la chiusura ermetica (l'aria riscaldata aumenta il suo volume che poi si riduce per raffreddamento creando l'effetto risucchio). La pastorizzazione impedisce anche la formazione di goccioline al di sotto del coperchio, dove si solubilizzerebbe parte dello zucchero favorendo la crescita di alcune spore microbiche. Questa tecnica consente di eliminare buona parte dei microbi eccezion fatta per il botulino che può sopravvivere anche in assenza di aria.


Con questo post, per altro un po’ datato, saluto la stagione fredda, definitivamente… sigh.
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