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Panna cotta doppia vaniglia... e un’invettiva contro i ristoranti



Per me la panna cotta non ha mai avuto niente di così fascinoso… mi è sempre parsa un dolce da ristorante, sbrigativo e un po’ rozzo.

A chi non è mai capitato di andare a cena fuori e ascoltare annoiata il cameriere elencare una banalissima scelta di desserts poco invitanti?
Sorbetto al limone (di quello proprio servito nel mezzo limone eh!), panna cotta, (l’odiosa) mattonella al cioccolato, mattonella ai frutti di bosco, tartufo bianco e nero (che sarà mai?) … nel migliore dei casi si può sentir pronunciare un tiramisù (di solito rinsecchito e di uno strano colore giallognolo) o una crema catalana (non brûlée, figuriamoci, troppo disturbo creare la crosticina di zucchero caramellato!)...

Ma insomma dico io, perché i ristoranti non danno importanza ai dolci? Perché offrono sempre gli stessi? Ma un bel cheesecake no? O una bella crostata alla frutta, di quelle come si deve?

Non so se anche voi avete riscontrato questo fatto, ad ogni modo per la mia misera esperienza è sempre stato così: il momento del dolce si è sempre rivelato il punto più basso di una cena fuori…

Dunque preparare una panna cotta è sempre stato fuori discussione, impensabile, punto. Ma si dà il caso che l’altro giorno avessi in frigo una bella confezione di panna freschissima, a metà (vi dirò poi a cosa è servita l’altra metà!)… e sapete com’è la panna, se non si consuma immediatamente, diventa cattiva…
così ho preso il mio bel libro delle ispirazioni, i fogli di colla di pesce e mi son messa all’opera.
Ne è uscita fuori una panna cotta che non ha niente a che vedere con quelle dure e iperdolci dei sopracitati ristoranti!
Era piacevolmente morbida ma compatta, delicata e con un aroma di vaniglia fantastico!

Ho scritto doppia vaniglia, infatti, perché ho usato sia i semini di una grossa bacca, sia lo zucchero vanigliato che tengo sempre pronto all’uso (basta che mettiate i baccelli di cui avete prelevato i semini in un barattolo con lo zucchero: dopo qualche settimana avrete un profumatissimo zucchero da usare nei dolci, frullati, caffè etc.).
Questo doppio dosaggio ha fatto sì che la mia panna cotta avesse un aroma ricco e corposo, inconfondibile. Provate!

Ingredienti (per 5 stampini di alluminio usa e getta)

(tratto da “Il mio corso di cucina, La pasticceria” di Marianne Magnier-Moreno)

400 ml di panna freschissima
60 g di zucchero (alla vaniglia)
1 baccello di vaniglia
2 fogli di colla di pesce

I. Ammollate la gelatina in acqua fredda; mettete la panna in un pentolino, aprite il baccello, prelevatene i semi ed aggiungeteli alla panna; inserite anche il baccello svuotato e mettete sul fuoco a scaldare.

II. Quando si sarà scaldata unite lo zucchero, mescolando e alzate la fiamma; appena avrà spiccato il bollore toglietela dal fuoco e filtratela in una ciotola; unite la gelatina ammorbidita e bel strizzata, mescolando bene fino a che si sarà sciolta.

III. Lasciate intiepidire leggermente, poi distribuite il composto negli stampini e lasciateli freddare a temperatura ambiente; trasferite in frigo per almeno 2 ore.



Io l’ho servita così, semplice, per non replicare certi abbinamenti visti e rivisti, ma ovviamente sappiamo tutti quanto ci stia bene una bella coulis di lamponi o un po’ di salsa al cioccolato! Vi assicuro però che già da sola era meravigliosa.

5 commenti:

  1. cercavo la ricetta perfetta per farla oggi pomeriggio.
    Ho anche io il libro, vado a sbirciare e la provo subito.
    :)
    ti linko appena la posto!

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  2. grazie Alem, non vedo l'ora di vederla sul tuo blog allora! baci

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  3. Riguardo ai dolci dei ristoranti la penso esattamente come te, infatti anche io la panna cotta ho sempre rinunciato a farla, proprio per i motivi già citati nel tuo post; ma vedendo questa mi è venuta una gran voglia di provare:) Salutoni, a presto

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  4. ehehe Patty sono felice che tu la pensi come me! Prova questa, vedrai che cambierai idea! baci

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